Nella foto, da sinistra: mons. Ivano Casaroli, Luca Antonucci, Loris Serafini
Lo scorso 17 ottobre sono trascorsi esattamente cento anni dalla nascita di Albino Luciani, che fu papa con il nome di Giovanni Paolo I per poco più di un mese dal 26 agosto al 28 settembre del 1978. La ricorrenza è stata celebrata venerdì pomeriggio a Casa Cini, con una tavola rotonda durante la quale è stato presentato il libro ‘Papa Luciani. Un lampo di stupore’, opera del giornalista ferrarese Luca Antonucci ed edito da Este Edition.
Il libro, frutto di una ricerca durata circa quattro mesi, ripercorre la vicenda di Papa Luciani attraverso le cronache dell’epoca apparse su sei quotidiani: La Repubblica, il Corriere della Sera, Il Giornale Nuovo, l’Unità, Avvenire e l’Osservatore Romano. Una selezione non casuale perché, come spiegato dall’autore, “le vicende legate all’elezione, al pontificato e alla morte di Giovanni Paolo I sono state raccontate in maniera diversa ed opposta a seconda dell’ideologia del giornale sulle quali erano riportate”. Quanto al titolo del libro, Antonucci si è soffermato sulla scelta del termine ‘lampo’. “Un lampo – ha precisato – ci rimanda a qualcosa di breve, ma un lampo è anche qualcosa capace di illuminare il cielo durante una tempesta. Il pontificato di Giovanni Paolo I è stato effettivamente breve, ma altrettanto breve è stato il tempo che egli ha impiegato per conquistare i fedeli di tutto il mondo”.
Sulla figura umana di Albino Luciani ha poi continuato la riflessione Loris Serafini, direttore della Fondazione Papa Luciani di Canale d’Agordo. “Papa Luciani – ha detto – è spesso ricordato più per la sua morte che per la sua vita. Una vita molto intensa che gli ha successivamente permesso, nei suoi 33 giorni di pontificato, di smuovere alcune cose incancrenite da secoli nella Chiesa, come l’imposizione della tiara, la sedia gestatoria, la cerimonia dell’intronizzazione e l’uso del plurale maiestatis. Luciani – ha proseguito – veniva da una pastorale semplice e diretta e il suo modo di parlare era sconvolgente sia per la Curia romana che per la stampa”. Una semplicità confermata anche dal fatto che Luciani “si sentiva prima di tutto un prete, desideroso soltanto di lasciare nel cuore della gente un concetto che potesse essere applicato durante la settimana”.
Infine, la brevità del suo pontificato non ha affatto inciso sulla potenza del messaggio che aveva intenzione di trasmettere perché “in soli cinque Angelus Luciani ha racchiuso tutto il suo programma pontificale basato sulle tre virtù teologali: la fede, la speranza e l’amore, legando il tutto con l’humilitas, il suo motto papale”.
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